PER UNA
CITTÀ PIÙ VIVIBILE
Con l’aiuto di tutti, Genova
può diventare una città più vivibile, più bella e attraente, più pulita. Su questo non ci sono dubbi!
Ciò premesso, vorrei trattare più nel dettaglio un argomento che mi sta particolarmente a cuore:il verde a Genova.
Intorno al 2010 ho collaborato alla stesura del
Regolamento del Verde
del Comune di Genova, tutt'ora vigente, ma, mi pare, largamente inapplicato.
Rispetto alle intenzioni originali quello che ho soprattutto notato in questi anni è una gestione scarsamente condivisa del verde pubblico,
dove i cittadini non sono sufficientemente coinvolti e talvolta neppure ben informati, sulle
scelte effettuate dall'amministrazione sul nostro patrimonio naturale - ad esempio per quanto riguarda abbattimenti e (ri)piantumazioni)-
quando invece nel Regolamento era prevista una Consulta del Verde, dedicata proprio alla discussione e condivisione
di scelte, motivazioni ed eventuali problematiche durante incontri periodici tra rappresentanti dell'amministrazione pubblica,
privati e associazioni. Per quanto ne so negli utimi anni la Consulta non è stata mai convocata!
Ma dopo questta premessa "di metodo", vorrei anche esporre qualche considerazione "di merito" e, per fare questo, utilizzo le opinioni
di un esperto del settore, del quale condivido pienamente le osservazioni e l'analisi.
Come ho detto nella mia biografia, nel 2015 sono stata cofondatrice
dell'Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova -
Centro di diritto ambientale, un'associazione di promozione sociale nata con l'obiettivo di affrontare le tante
tematiche ambientali da un punto di vista scientifico e non ideologico.
Dell'associazione fanno parte numerosi esperti nei più diversi settori: vi invito a visitare la pagina del sito per
vedere le tante iniziative svolte e in corso
sui vari temi (trasporti, energia, inquinamento. rifiuti, difesa dell'ambiente e della natura,
aspetti medico/sanitari e bioetici, ecc.).
Ogni esperto porta nell'associazione le proprie competenze e si interfaccia con gli specialisti di altri settori
in una filosofia di cross-fertilization, come avviene abitualmente nella comunità scientifica
(non si può essere esperti di tutto ma, se necessario, si sa a chi rivolgersi!)
Riporto quindi,con la sua approvazione, l'estratto di un post scritto da Iacopo Gibelli (ingegnere architetto,pianista e
membro del Comitato Tecnico Scientifico di Ecoistituto), comparso il 19 febbraio sulla pagina FB
di Genova Contro il Degrado,
dove spessissimo nascono discussioni molto interessanti proprio sul tema del verde genovese.
Ho scelto queto testo, perchè il commento dell'ing. Gibelli oltre a essere una lucida analisi della situazione esistente, contiene anche
un acccorato appello a cambiare rotta rispetto al presente, sulla base di motivazioni precise, puntuali e con piena valenza scientifica.
Pur avendolo depurato da eventuali riferimenti diretti a fatti contingenti, situazioni e persone specifiche,
mi pare di aver totalmente conservato l'aspetto "tecnico" e "politico" (nonchè la passione) dell'intervento, riferito alla zona di Prà,
ma valido ovunque. Se l'argomento vi interessa potete
trovare qui
i post originali (che sono numerosi e puntuali).
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In questi giorni si sta parlando parecchio delle critiche dei cittadini che si lamentano dell'attuale livello
di servizi e prestazioni erogate dall´Amministrazione Comunale e dalle società ad essa collegate.
A mio parere le critiche e le segnalazioni, ovviamente quando fatte senza offendere nessuno,
sono un contributo fondamentale, prezioso e utile a migliorarsi, ma pazienza... non è questo
quello su cui volevo concentrarmi, bensì su un altro aspetto che mi sta molto a cuore:
il nostro verde pubblico e l'identità paesaggistica della città.
A molti sembrerà che il concetto di identità paesaggistica sia una cosa astratta e di poca rilevanza,
perché in fondo ci sono ben altri problemi che affliggono la nostra vita quotidiana.
Verissimo, ma considerate una cosa: Genova è una città che ormai è costruita quasi ovunque e non è ragionevole
aspettarsi nei prossimi anni grossi cambiamenti al suo tessuto urbano. Al massimo qualche riqualificazione,
demolizioni e ricostruzioni o "costruire sul costruito" per citare Renzo Piano, non certo radicali stravolgimenti
(speriamo.
Per cui ciò che contribuirà maggiormente nei prossimi decenni a fare la differenza, nella percezione della nostra città,
saranno principalmente due aspetti: arredo (e decoro) urbano e verde pubblico.
Ma si fa presto a dire verde...il verde può essere tante cose e per noi Genovesi e Liguri
si tratta di un argomento che riveste un'importanza particolare.
Come mai? Perché la Liguria, insieme alla Riviera Francese, gode di un contesto climatico
unico al mondo a parità di latitudine, che nei secoli passati ci ha permesso di creare un paesaggio
dove le specie mediterranee si affiancano con piante esotiche e subtropicali provenienti dai quattro angoli del globo.
Questa unicità climatica e paesaggistica ci ha reso una meta ambita per viaggiatori di tutta Europa che,
in tempi in cui non si poteva certo prendere un aereo per le Maldive, venivano in Liguria per trovare
atmosfere esotiche e una vegetazione impensabile nei loro paesi d'origine. Basti pensare ai grandi botanici
inglesi e tedeschi del XIX secolo, come Sir Thomas Hanbury, Ludwig Winter, Clarence Bicknell, o alla nobiltà Russa e Prussiana,
oppure al grande pittore Claude Monet, che ha reso immortali con la sua arte i palmeti storici e le ville di Bordighera.
Vi riporto qualche parola proprio di Monet, perché attraverso gli occhi di questo pittore straordinario possiamo capire
la meraviglia del paesaggio ligure: "...sto vivendo un'esperienza umana ed artistica ricca e forse irripetibile.
La riviera ligure è rischiarata da un sole che modella le forme ed accarezza la natura, e le barche dei pescatori
solcano le acque d'un mare verde-blu che non vi posso descrivere a parole. Acqua, fiori e poesia si confondono in un'armonia
musicale di colori che i miei occhi non hanno mai incontrato. [...] Inoltre per dipingere certi paesaggi bisognerebbe avere una
tavolozza di gemme e diamanti. È mirabile. [...] Si può passeggiare indefinibilmente sotto le palme, i limoni e gli splendidi
ulivi, ma quando si cercano dei soggetti è molto difficile. Vorrei fare degli aranci che si stagliano sul mare azzurro,
ma non sono ancora riuscito a trovarne come voglio. Quanto al blu del mare e del cielo, riprodurlo è impossibile.
Comunque, ogni giorno aggiungo e scopro qualcosa che prima non avevo saputo vedere. Questi luoghi sembrano fatti
là nella terra e senza sembrare curate; è un groviglio di palme di ogni varietà, di ogni specie di aranci e mandarini...".
Per questo mi arrabbio parecchio quando leggo post come quello che vi allego qui sotto,
e che descrive un intervento di piantumazione di alcuni alberi effettuato per conto del Comune di
Genova nel quartiere di Prà. Un chiarimento prima di continuare: non è mia intenzione gettare alcun
discredito sulle singole persone coinvolte in tali interventi, sicuramente ci sono anche tecnici e
botanici molto preparati, ma mi chiedo cosa direbbero Claude Monet o Sir Hanbury, se vedessero le
scelte che giorno dopo giorno stanno disperdendo l'identità paesaggistica della nostra città.
Ma torniamo al post: si esalta il clima mite di Prà e poi ci si "vanta" di aver piantato 27 alberi e arbusti.
Fantastico, ma vediamo quali: 3 lecci, 4 alberi di Giuda, 10 Koelreuteria paniculata ("albero delle lanterne cinesi"),
3 Ginko biloba, 1 Ibisco (a foglia caduca), 1 Platanus × acerifolia, 5 gelsi. Udite udite: a 50 m dal Mediterraneo, su 27 alberi,
a parte i 3 poveri lecci, 24 non sono alberi mediterranei o comunque non sono sempreverdi!
Sono TUTTI alberi perfettamente adatti ad un clima continentale che, forse ad eccezione dei lecci, potrebbero essere piantati in qualunque
autogrill della Pianura Padana. Non un carrubo, non un ulivo, non un alloro, non un corbezzolo, non un pino d'Aleppo, non un cipresso...
Il risultato? Da Novembre fino ad Aprile la percezione sarà quella di trovarsi alla periferia di Milano, invece che a Genova sul mare.
Ora io mi chiedo: PERCHE'??? Ma come si fa a mettere gli "alberi delle lanterne cinesi" in riva al mare?
Chi ha disposto quelle piantumazioni sapeva che non siamo a "Prà sul Naviglio", ma in una cittadina che prima di essere
violentata da decenni di industrializzazione e sviluppo portuale era a tutti gli effetti una località balneare della Riviera Ligure?
Ma lo sanno che Genova non è in Basso Piemonte o in Lombardia? Per quale ragione i cittadini di Nervi
possono godere sotto casa (e meno male, visto che è un orgoglio per tutta la città!) di parchi splendidi in cui ci sono
magnifici alberi mediterranei ed anche esemplari di specie esotiche che non vedrete facilmente nel resto dell´Italia
centro-settentrionale, mentre a Prà, in un parco a due passi dal mare, si utilizzano estensivamente essenze che potrebbero
stare nei giardini della stazione di Voghera? (senz'alcuna offesa per Voghera, che però presenta oggettivamente caratteristiche
climatico-paesaggistiche ben diverse da Genova).
Il discorso vale per tutta la città ma in particolare per il Ponente a cui è stato tolto quasi tutto nell'ultimo secolo.
ALMENO PER QUANTO RIGUARDA IL VERDE i cittadini avrebbero il diritto di ricordarsi che, nonostante tutto,
luoghi come Prà appartengono ancora geograficamente e climaticamente alla Riviera...
GUARDATEVI INTORNO GENOVESI! I nostri giardini storici, da Levante a Ponente, sono PIENI di piante mediterranee ed esotiche:
pini, cipressi, lecci, palme di almeno una decina di tipi diversi, magnolie, agrumi, cycas, carrubi, canfore...e per qualche
ragione assurda ora sembra che Genova nel XXI secolo debba avere per lo più alberi da Basso Piemonte.
Perché questo continuo gioco a trasformare il paesaggio della Riviera Ligure in quello della Pianura Padana?
E la cosa più incredibile è che il clima rispetto a 100 anni fa è anche meno rigido: quando creavano i nostri storici giardini mediterranei e
subtropicali Genova aveva inverni molto più freddi.
Se ora si volessero affiancare alle nostre specie autoctone come i lecci anche alberi latifoglie a foglia caduca non autoctoni,
perché non utilizzare regolarmente anche alberi che rendano onore alla particolarità climatica della nostra Riviera?
Qualche esempio tra mille possibili: Jacaranda mimosifolia, Phytolacca dioica, Erythrina falcata, Erythrina crista-galli, Ceiba speciosa,
Brachychiton spp., e tanti altri. Ad esempio in Corso Italia ci sono delle bellissime Phytolacca dioica...perché non usarle anche
altrove? Idem per la Jacaranda che è stata già usata con successo in via Prà (a parte un esemplare che è stato mal legato ed è
stato abbattuto dal vento, ma in questo caso la colpa è piuttosto da individuarsi nell´incuria di chi dovrebbe prendersi cura del verde
di quella zona).
Per questo rivolgo all'amministrazione un appello pubblico: fermatevi un attimo e riflettete se l'idea del
verde che state portando avanti sia coerente con la grande tradizione botanico-paesaggistica della nostra città e con la
nostra collocazione climatica. Perché non elaborate un piano di valorizzazione dell'identità mediterranea e botanica di
Genova con l'utilizzo delle essenze arboree tipiche della Liguria (lecci, pini d'Aleppo, carrubi, corbezzoli, ulivi,
cipressi, ecc.) affiancate da altre specie adatte alla nostra zona climatica? Tra l'altro in molti casi si
tratta di alberi che non hanno costi necessariamente più alti e in futuro avranno maggior probabilità di adattarsi
a un clima sempre più arido, rispetto a Ginko biloba, Aceri e simili.
L'appello che invece mi permetto di rivolgere ai Genovesi per concludere è: non date MAI per scontato
il fatto di vivere in una città in cui si può avere una vegetazione lussureggiante e fiorita tutto l'anno,
una città dove in pieno inverno si hanno agrumi carichi di frutta, aloe in fiore, mimose pronte a sbocciare.
Non fatevi privare giorno dopo giorno di una delle poche bellezze che un secolo di sviluppo poco lungimirante non ci ha ancora levato.
La questione, nonostante i prevedibili "benaltrismi" che si scateneranno, è a suo modo urgente, perché ogni albero piantato
oggi significa che in quel luogo, per i prossimi 30-40 anni (augurando lunga vita ai nuovi esemplari), non si potrà più cambiare nulla.
Questo vale ancora più drammaticamente quando si abbattono alberi perfettamente sani, che talvolta hanno la sola colpa di appartenere a
specie appena un po' più più esigenti da un punto di vista manutentivo o magari di essere stati trascurati ed essere quindi
cresciuti in modo non perfettamente regolare, per sostituirli con alberelli ben più insignificanti e anonimi da un punto di vista paesaggistico.
Di recente sono stati tagliati alberi di oleandro in via Mameli, quartiere di Castelletto (quindi alberi mediterranei,
sempreverdi e fioriti per molti mesi all'anno), che erano sani ma storti per mancanza di adeguate protezioni dalle auto in
sosta che negli anni ne avevano alterato la configurazione. Gli oleandri tagliati sono stati sostituiti con alberi di Giuda che,
a parte una gradevole fioritura della durata di qualche giorno, creeranno un "vuoto" paesaggistico per molti mesi all'anno.
Dobbiamo pretendere un verde all'altezza delle ambizioni di una Genova che si autodefinisce (spesso purtroppo
senza averne davvero titolo) una capitale del Mediterraneo e la città di Euroflora.
Il verde pubblico di Genova dovrebbe assomigliare a quello di Nizza e Barcellona, non a quello di Cuneo o Voghera!
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